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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

“Disinformazione – Sfide internazionali e resilienza interna”, webinar alla Farnesina sul contrasto alle fake news e sulla sicurezza in rete

FARNESINA

 

ROMA – Si è svolto alla Farnesina l’evento dedicato al tema “Disinformazione – Sfide internazionali e resilienza interna”. L’evento, realizzato in formato ibrido e in collaborazione con l’Italian Digital Media Observatory (IDMO), è stato introdotto e moderato da Paola Pisano, esperta scientifica per l’economia digitale e l’evoluzione dell’innovazione tecnologica presso la Farnesina. “Mentre la tecnologia aumenta allo stesso tempo aumenta la competizione e quindi essa diventa strumento per conquistare posizioni privilegiate a livello internazionale: in questo contesto i Paesi senza competenze adeguate sono i nuovi vinti di questo millennio”, ha commentato Pisano ricordando che il Maeci ha avviato un percorso di riorganizzazione interna con approcci volti alla sperimentazione di tecnologie nel quadro della strategia di innovazione digitale. Tre sono le aree principali: ‘open diplomacy’ che coinvolge attori del pubblico e privato con scambi tra personale diplomatico e aziendale; ‘digital diplomacy’ ossia l’impiego di tecnologie per migliorare i servizi offerti dal Ministero (è stato citato il progetto pilota del voto elettronico per i Comites); ‘innovation diplomacy’ ossia il consolidamento del posizionamento del Paese a livello internazionale. L’obiettivo finale è generare contenuti affidabili ad arginare il fenomeno delle false informazioni. Ettore Sequi, Segretario Generale della Farnesina, ha ricordato come il Ministero sostenga  IDMO fin dalla sua fondazione per l’importante contributo nei confronti di un tema complesso, sensibile e trasversale come quello della disinformazione: un aspetto che in Europa è molto sentito e, proprio dalla collaborazione nata dal dialogo costante tra mondo dei media e istituzioni, l’Italia stessa ha promosso un coordinamento tra tutti gli attori che si interfacciano con questi temi. “Il contrasto alla disinformazione è un requisito indispensabile per una moderna diplomazia pubblica”. ha spiegato Sequi evidenziando come tecnologie dell’informazione e politica estera siano correlate a fronte di temi trattati in contesti multilaterali. “Occorre capacità nel recepire le sollecitazioni da settore privato e società civile: il vantaggio degli ordinamenti democratici è proprio nella pluralità e nella trasparenza”, ha aggiunto Sequi sottolineando a sua volta la recente riorganizzazione del Maeci che ha visto nascere la Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale. “Il contrasto alla disinformazione e la tutela del diritto alla corretta informazione vedono il Maeci quale attore cruciale e attivo, portando a livello internazionale le posizioni maturate a livello nazionale”, ha concluso Sequi. Pasquale Terracciano, Direttore Generale per la diplomazia pubblica e culturale, ha sottolineato come la nuova direzione generale abbia lavorato intensamente per la realizzazione di questo evento . Terracciano ha voluto spiegare come i social media, affiancando i media tradizionali, siano ormai divenuti protagonisti pur essendo vero che i fenomeni della manipolazione informativa ci sono sempre stati e hanno più o meno sempre avuto un impatto diretto sui singoli Stati e sulle politiche internazionali. “La neonata direzione nasce anche per rispondere all’aumento di domanda di comunicazione rivolta alla Farnesina nella consapevolezza che c’è sempre più politica estera nella vita dei cittadini. Coinvolgeremo la società civile con un canale di comunicazione bidirezionale al fine di instaurare un dialogo costante e un più efficace aggiornamento dell’opinione pubblica, quale antidoto ai fenomeni di manipolazione informativa”, ha aggiunto Terracciano vedendo nell’IDMO un partner privilegiato. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha parlato di questo come di un tema centrale nella politica estera dell’Italia. “Il fenomeno della disinformazione ha assunto negli ultimi anni caratteristiche impressionanti con l’aumento delle campagne di disinformazione volte a screditare i governi occidentali. Durante la pandemia c’è stata un’ondata di confusa informazione che ha contribuito ad aumentare la paura di fronte all’emergenza sanitaria globale”, ha rilevato Di Maio evidenziando a sua volta come non si tratti certamente di un  fenomeno nuovo ma con dimensioni inedite dovuto al ruolo di primissimo piano dei social media e delle piattaforme online che hanno rivoluzionato il modo di pensare e agire della gente. Di Maio ha altresì parlato del diritto all’accesso a tutte le fonti di informazione per contrastare i fenomeni della manipolazione informativa e della protezione di pluralismo e trasparenza, preservando la veridicità dei contenuti per un’informazione di qualità. “Il bene pubblico dell’informazione è riconosciuto tra i diritti umani e tra quelli fondamentali dell’UE nonché quale una delle componenti della libertà di espressione della nostra Costituzione. La nostra azione si sviluppa nel quadro delle Nazioni Unite per la cooperazione internazionale volta a per proteggere il lavoro di chi opera nel mondo dell’informazione”, ha spiegato Di Maio citando un consesso come il G7 dove si sta lavorando per la definizione di risposte coordinate in favore della libera circolazione dell’informazione. Di Maio ha rilevato come nel quadro UE siano stati compiuti importanti progressi per dotare gli Stati membri di strumenti di monitoraggio; ha quindi parlato dei lavori per arrivare ad un codice di condotta per le piattaforme digitali. La Commissione europea è molto attiva sul tema dei diritti e dei principi digitali e sul fronte della protezione dalla disinformazione. “Dobbiamo lavorare con gli attori pubblici e privati affinché i cittadini possano disporre di strumenti per il contrasto all’ informazione manipolata”, ha concluso Di Maio. Giuseppe Moles, Sottosegretario all’Editoria, ha parlato di fake news come di un nemico da combattere; allo stesso tempo ha ricordato la tutela dell’onore e la correttezza dei linguaggi. “La notizia fasulla è sempre esistita ma con l’avvento di internet è sempre più difficile distinguere tra vero e falso. Ciò può incidere sulla democrazia ed è un rischio. Le nuove minacce corrono più veloci degli interventi normativi: pensiamo alla questione della pandemia che ha visto aumentare l’imprescindibile bisogno dei cittadini di ricevere un’informazione affidabile e di qualità”, ha spiegato Moles auspicando una rete più trasparente, inclusiva e democratica con un ripensamento del ruolo dell’intero sistema. Saranno previsti tavoli tecnici con operatori del settore per curare lo studio utile alla normativa futura. Sinan Aral, Professore MIT, ha parlato dei temi in questione partendo dai contenuti del suo libro ‘The Hype Machine’ e ha quindi spiegato come i social media incidano più o meno negativamente su elezioni, economia e salute e come la società si adatti a questo fenomeno. Luisa Chiodi, Direttrice Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropea/Centro per la Cooperazione internazionale, ha parlato del rischio concreto di utilizzo a scopo di lucro di una cattiva informazione approfittando del fenomeno ‘pay per click’. Senza dimenticare la propaganda politica. Elena Musi, Professoressa di comunicazione e media presso l’Università di Liverpool e Ricercatrice presso IDMO, ha parlato del percorso che va dal fact-checking al reason-checking: ossia gli strumenti digitali per insegnare il pensiero critico contro la misinformazione. Si parla spesso di fake news come gran calderone e bisogna distinguere tra misinformazione (informazioni fuorvianti), disinformazione (informazioni false) e malinformazione (informazioni basate sulla realtà ma usate per fini malevoli): questo è stato spiegato da Musi attraverso alcune slide. Angelo Mazzetti, Responsabile relazioni istituzionali Italia e Grecia – Meta, ha voluto precisare come i social non traggano vantaggio dalla diffusione di contenuti malevoli. “Facebook e Instagram guadagnano da investimenti pubblicitari di aziende e credo che nessun brand abbia intenzione di trarre vantaggio dall’accostamento della propria immagine a contenuti dannosi”, ha commentato Mazzetti. Diego Ciulli, Responsabile relazioni istituzionali – Google Italia, ha lamentato un’impostazione troppo centrata sui social network precisando che in realtà “internet non è un grande social network”. In proposito Ciulli ha ribadito che i social network rappresentano soltanto un parte di internet e che quindi le dinamiche sono diverse se parliamo di internet nel suo complesso. Volendo dare una definizione di disinformazione, Ciulli protende per quella di una serie di attività organizzate e mirate a creare problemi, ad esempio ad uno Stato, andando oltre il cosiddetto ‘hate speech’.  Gianni Riotta, Direttore del Master in giornalismo e comunicazione multimediale presso la LUISS e Responsabile IDMO, ha spiegato come l’obiettivo degli studi non sia soltanto centrato a comprendere la disinformazione ma anche scavarne le radici. Riotta ha richiamato un recente passaggio del Presidente Mattarella sulla presenza di eccessiva disinformazione nel mainstream. “Il meccanismo con cui si diffonde la disinformazione è assai complesso e quindi va studiato bene. La par condicio tra partiti e opinioni è essenziale in una società aperta ma non ci illudiamo di poter fare par condicio tra vero e falso”, ha ammonito Riotta citando di nuovo Mattarella. Piero Fassino, Presidente Commissione Esteri della Camera dei Deputati, ha sottolineato le opportunità dei moderni sistemi di comunicazione ma anche i rischi ad essi legati. Fassino ha parlato ad esempio dell’impossibilità dell’istantaneità tra immissione di una notizia falsa e sua possibile rimozione. “In questo lasso di tempo possono essere credute, condivise e propagate”, ha evidenziato Fassino rilevando come il credere alle false notizie possa essere collegato in qualche modo anche alla crisi di fiducia nelle istituzioni. “La disinformazione che più produce danni è quella della verosimiglianza della notizia”, ha sottolineato Fassino. Agostino Santoni, Confindustria Digitale, ha ricordato il tema della sicurezza di internet, essendo l’obiettivo iniziale di internet quello di essere un acceleratore di democrazia: “all’inizio era difficile immaginare un internet buono e uno cattivo”, ha commentato Santoni. Presente al convegno anche un rappresentante dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali che ha auspicato strumenti giuridici non solo per la disinformazione ma anche per il linguaggio d’odio altresì detto ‘hate speech’. La rappresentante di Telecom ha invece parlato di disinformazione come di un fenomeno cambiato con l’avvento di nuove tecnologie; tuttavia sono le stesse tecnologie che possono aiutare a superare il problema che diviene quindi culturale. Giacomo Lasorella, Presidente Agcom, ha parlato della questione della tutela degli utenti in internet che non è solo un problema di consumo di un prodotto bensì di rango costituzionale, come lo è il diritto a ricevere un’informazione corretta. Lasorella ha ricordato il varo, a breve, del Digital Services Act europeo ricordando anche l’elaborazione del Media Freedom Act da parte della Commissione. Lasorella ha però anche rilevato come ci sia sempre più bisogno della salvaguardia dei media indipendenti e di garanzie per la professione giornalistica. Guido Scorza, Garante per la protezione dei dati personali, ha sottolineato come la disinformazione appartenga da sempre alla società qualunque sia la caratteristica dei media. “Non dobbiamo cedere al principio che il fine giustifica i mezzi”, ha però rilevato Scorza invitando alla soluzione del problema in sede legislativa e giuridica lì dove il tema della protezione dei dati deve divenire un qualcosa di fondamentale. Franco Siddi, Presidente Confindustria Radio e TV, ha lamentato come da una parte vi sia un contesto comunicativo ultra regolamentato come quello dei media tradizionali e dall’altro un mondo, come quello della rete, che spesso sfugge a queste regolamentazioni facendo leva sulla novità tecnologica. Alfio Capisarda di Eni ha parlato di difesa di informazioni e dati come di un aspetto fondamentale nella ordinaria gestione quotidiana per una grande azienda. (Inform)

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